TERAMO – C’è stata l’aggressione verbale al sindaco Brucchi alla riunione della giunta itinerante con il comitato di quartiere della Gammarana, ci sono state le prese di posizione del Pdl e del Pd su opposti piani, ci sono state le denunce della Digos per quell’episodio: adesso interviene chi è accusato di aver "dimostrato dissenso" contro il primo cittadino. Stavolta riteniamo di dover ospitare integralmente il testo del loro intervento, che vi proponiamo di seguito: è firmato dal Comitato Giù le mani dal Comunale.
«Ad alzare la voce adesso siamo noi, in seguito alla continua e ingiustificabile azione repressiva che colpisce il libero pensiero.
Dagli organi di stampa infatti si apprende che sarebbero ben otto le denunce a causa dell’ennesima fantomatica aggressione subita dal sig. Brucchi Maurizio, in seguito ad una riunione presso il quartiere Gammarana.
I fatti realmente accaduti, al contrario, evidenziano la totale inesistenza dei vari capi d’imputazione paventati, così come la gravissima vena pregiudizievole che, inspiegabilmente, va a calpestare ogni più elementare diritto di manifestazione.
In realtà, nonostante si volessero prefigurare scenari di guerra inesistenti, utili tuttavia ad accrescere il disegno discriminatorio da parte di qualcuno, quanto accaduto quella sera risponde ad una pacifica contestazione nei confronti di chi, forte di un potere illegittimo in uno Stato di diritto, ha avuto il barbaro coraggio di voltare le spalle a ben 5000 cittadini, desiderosi di espletare, mediante referendum, il diritto di partecipazione collettiva alla gestione della cosa pubblica.
Al sig. Brucchi, come a tutti coloro che hanno individuato la nostra città come merce di scambio, in barba all’interesse comune, è stato semplicemente rammentato il proprio “modus operandi” e, nello stesso tempo, è stata rimarcata la responsabilità istituzionale alla quale, in questi anni, sulla questione dello Stadio Comunale, si è sottratto senza alcun diritto.
Nonostante ciò, in quella paradossale sera, la nostra pacifica e legittima protesta ha trovato, ancora una volta, l’ennesima provocazione verbale da parte dei famigerati “tutori dell’ordine pubblico”, culminata addirittura con l’uso della violenza fisica.
Rimane superfluo ricordare a tutta la cittadinanza il rifiuto di qualsiasi confronto pubblico del cosiddetto “primo cittadino”, che al contrario preferisce portare avanti il proprio mandato mediante la “democrazia del manganello”, così come rimangono una triste e aberrante pagina di storia cittadina le numerose ed inaccettabili azioni di pura Repressione poliziesca registrate negli ultimi tempi a Teramo.
Repressione che, di fatto, oltre a censurare volutamente la libera espressione del pensiero, è frutto di una totale mancanza di considerazione nei confronti di determinati diritti, garantiti dalla costituzione ed infangati puntualmente dal becero operato di rappresentanti delle istituzioni.
Repressione che viene avallata dal comportamento irresponsabile dei massimi esponenti dello Stato sul territorio, tanto inspiegabilmente immobili quando si trattava di dare risposte concrete alla cittadinanza come accaduto con il referendum, quanto solerti e pragmatici quando si dovevano adottare provvedimenti volti esclusivamente ad ostacolare il libero esercizio dei propri diritti da parte dei cittadini, acuendo in maniera ancor più ampia il divario tra questi ultimi e le istituzioni stesse.
Repressione giustificata dal clima da “caccia alle streghe”, da dare in pasto all’opinione pubblica, puntualmente montato dalla stampa e dai media in generale che dimostrano, in maniera sistematica, di aver barattato una presunzione d’informazione libera con il loro evidente servilismo.
Repressione che viene, ciò nonostante, invocata a gran voce in questi giorni da uno stuolo di “menti illuminate”, degni rappresentanti di questa scellerata classe politica, di questi piccoli uomini dediti al piagnisteo, ai quali però sfugge, in modo consapevolmente colpevole, che il significato vero di democrazia e di legittima partecipazione alla stessa non coincide minimamente con il concetto, tutto “loro”, di arrogante ostentazione del potere e di svendita del bene comune per proprio tornaconto come prassi amministrativa.
Repressione per noi, che da sempre ci opponiamo a tutto questo, da sempre rivendichiamo i nostri sacrosanti diritti di dissenso, scomodo perché autonomo e libero da ogni condizionamento da parte del potere, da sempre difendiamo i nostri spazi e le nostre idee dall’appiattimento generale e dal giogo culturale al quale vorrebbero sottometterci coloro che credono di poter disporre delle nostre vite e che invece altro non ottengono che alimentare la nostra rabbia, la nostra voglia di rivalsa nei loro confronti.
Noi ci siamo e continueremo ad esserci e ci batteremo come abbiamo sempre fatto contro chi ci vuole immobili, silenziosi, rassegnati ai loro sporchi giochi.
Ma, soprattutto, sappiano questi signori che tanto si prodigano nel gettarci fango addosso che, lo ribadiamo per l’ennesima volta,
Noi siamo liberi cittadini e non carna da macello!».
GIU’ LE MANI DAL COMUNALE